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L'inasprimento della crisi agricola nazionale
 
( a cura di Mauro Gaudino Copyright © 2011)

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Chi più spende, meno spende!

Ai tempi passati, quando ancora le madri insegnavano ai figli adolescenti i proverbi e i detti popolari che erano alla base del sapere e dell’avvedutezza di ognuno, dovute all’esperienze ed alle sagge osservazioni di chi ci aveva preceduto, si diceva: “Chi più spende, meno spende”.
Questo per indicare che bisognava investire sulla qualità e sul servizio e non sul prezzo, e questo in tutte le cose. Solo a parità della qualità si giustificava una scelta basata sul prezzo. Si acquistava poco, di rado e solo quando necessario. Ma quando infine  si doveva acquistare qualcosa, si cercava sempre la qualità e non la quantità di prodotto ottenibile allo stesso prezzo come spesso accade oggi.
Le aziende così per guadagnare dovevano puntare sulla qualità, e l’aumento di produzione ne era una conseguenza che poteva così innescare un processo di scalabilità del prodotto, con conseguente e ragionevole riduzione del prezzo.
Questo sano comportamento culturale basato sulla qualità, ha contribuito non poco a creare il mito del “Made in Italy”, l’eccellenza del prodotto Italiano nel mondo.
Oggi molte persone sempre meno attenzione rivolgono alla qualità, e sempre più interesse manifestano per il prezzo, cioè l’inverso di quanto appena detto. Anche in questo ordine si innesca il processo di scalabilità, ma non come conseguenza, ma come obiettivo.
Quando la competitività invece che dalla qualità si basa sul prezzo, ecco che intervengono fattori negativi. La produzione basata sulla concorrenza del prezzo tende a tagliare i costi sostenuti dalla produzione basata sulla qualità. Meno servizi e meno personale addetto alle vendite, meno prodotto base, meno controlli di qualità, più pubblicità per indurre più consumatori all’acquisto del prodotto, più sconti a all’acquisto di più merce (come nel caso del prendi tre paghi due ecc)...

La crisi del mondo agricolo si vince con la qualità e non con il prezzo

Il trattore Bisogna riportare l’attenzione alla qualità del prodotto. E questo significa, ridurre lo sfruttamento del suolo dovuto dalla coltivazione intensiva, incentivare la produzione locale, aumentare i controlli sulla qualità, riduzione della filiera ma soprattutto la disponibilità da parte del consumatore a pagare un po’ di più merci molto migliori, sia dal punto di vista nutrizionale che organolettico.
Le caratteristiche nutritive ed il sapore di un prodotto agricolo, come gli ortaggi e la frutta, cominciano a deperire un momento dopo la raccolta per perderli quasi completamente nel giro di due giorni. Pensate a quanto perciò sia importante una produzione agricola vicino casa propria, che nello stesso giorno può riuscire a portarvi a tavola il prodotto di stagione a poche ore dalla raccolta. Questo porta indubbi vantaggi anche dal punto di vista sanitario.


Il problema della giusta remunerazione dell’agricoltore italiano


Il grande problema che attenta alla possibilità di ritornare ad una agricoltura locale e salutare di una volta é la mancata remunerazione dell’impresa agricola e dei suoi lavoratori che vedono pagarsi poche centesimi di euro, quello che poi viene rivenduto rincarato da 400 a 600 volte di più sui banconi dei negozi.
Pensate che un coltivatore di pesche nettarine deve vendere cinque chili di pesche prima di riuscire a ripagarsi di un caffé preso al bar. E’ un problema di filiera lunga, ma non solo. Si tratta anche di speculazioni e opportunità presentate dal mercato globale, dove merce poco costosa e provenienti dagli stati più poveri del mondo interferiscono con il mercato nazionale. Complice la situazione meteorologica, che ha permesso la maturazione contemporanea di diversi prodotti contemporaneamente e non assorbibili dal mercato così rapidmente, nonché il problema ancora vivo dell’emergenza sanitaria dell’escherichia coli. Questa estate non sarà conveniente la raccolta di vari prodotti agricoli come i cocomeri, richiesti dalla grande distribuzione al prezzo di 0,11 cent. al chilo cioè al di sotto dei costi di produzione Le produzioni locali si riducono sempre di più e pertanto anche la possibilità di acquistare prodotti più sani, al giusto grado di maturazione, con un buon contenuto di vitamine e tanto gusto.
Colpa della globalizzazione?, della grande distribuzione? Forse si, ma la tendenza ormai consolidata dell’orientamento al risparmio delle famiglie italiane, ci mette su un bel “carico da novanta”
Risparmiare si, ma con giudizio, senza rinunciare alla qualità ed ad un giusto sistema ecosolidare per i nostri produttori agricoli.

 

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